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cav. dott. Leonardo Di Ascenzo, MD, PhD

 

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by Leonardo Di Ascenzo, 2021

leonardo.diascenzo@gmail.com

Stenosi Valvolare Aortica

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La stenosi valvolare aortica (SVA) rappresenta un’importante causa di morbilità e mortalità e la sua incidenza aumenta all’aumentare dell’età tant’è che la sua prevalenza è in crescita nei paesi industrializzati (prevalenza del 3 % di forme serrate nei soggetti con più di 75 anni).

La SVA è una patologia prevalente nell’anziano ultrasessantenne dunque e consiste nella progressiva calcificazione delle cuspidi valvolari, che divenendo ipomobili e rigide ostacolano il passaggio del sangue dal cuore al resto dell’organismo. La malattia è progressiva evolvendo dall’aortosclerosi fino alle forme di stenosi serrata.

 

La SVA può rimanere silente, ovvero non dare sintomi per lungo tempo e divenire sintomatica anche improvvisamente con una delle seguenti manifestazioni:

- mancanza di respiro da sforzo,

- dolore toracico di tipo anginoso da sforzo,

- sincopi,

- scompenso cardiaco acuto come l’edema polmonare.

 

La storia naturale della SVA è piuttosto infausta giacché la spettanza di vita media dal momento in cui compaiono i sintomi è inferiore a 2-3 anni.

 

Non esistono terapie farmacologiche specifiche né per evitare la progressione della malattia né tantomeno per curarla una volta sia divenuta sintomatica.

Le terapie farmacologiche mirate al controllo dei sintomi sono da considerarsi palliative e di supporto verso l’unica terapia della forma serrata che è la sostituzione valvolare.

 

Oggi esistono tre opzioni per la sostituzione valvolare aortica:

a - quella tradizionale per via cardiochirurgica con l’espianto della valvola nativa ed il posizionamento di una protesi (meccanica o biologica) – rischio peri-operatorio tra il 2-7 %,

Protesi aortiche

 

b - quella per via trans-apicale con un approccio misto percutaneo e cardiochirurgico,

c - quella per via percutanea.

Le ultime due opzioni utilizzano delle protesi espandibili/gonfiabili all’interno della valvola nativa senza doverla espiantare.

Protesi percutanea

 

Le diverse tipologie di trattamento sostitutivo non sono, almeno allo stato attuale, equipollenti ma quelle di tipo b e c vengono utilizzate quando il rischio chirurgico, valutato mediante un indice standardizzato denominato EUROSCORE, è molto elevato.

Le due opzioni b e c, tuttavia, consentono oggi di trattare anche pazienti che fino a non molti anni fa, venendo rifiutati dal cardiochirurgo per l’eccessivo rischio operatorio, venivano lasciati alla infausta storia naturale della SVA.

 

Quando venga diagnosticata una SVA dunque è necessario che il paziente venga seguito nel tempo con ripetuti ecocolordoppler cardiaci (una metodica non invasiva che consente di calcolare l’area di apertura della valvola aortica) fino a quando non compaiano i primi sintomi. In quel momento sarà compito del cardiologo curante proporre la miglior soluzione per il paziente specifico sia in termini di terapia medica che di intervento di sostituzione valvolare.

 

Nonostante le nuove tecnologie alcuni pazienti, in ragione della combinazione di anatomie aortiche e/o coronariche non favorevoli e di co-morbilità importanti (come Insufficienza renale cronica, bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, scompenso cardio-circolatorio), non possono essere avviati alla sostituzione valvolare aortica; questi dovranno essere seguiti clinicamente con controlli abbastanza ravvicinati 2 – 3 volte l’anno.